Gennaio, tempo di nuovi inizi e di progetti per il futuro. Ma anche il momento giusto per riflettere su ciò che l’anno appena trascorso ci ha insegnato! Se hai un’azienda, quindi, quale occasione migliore per dare un’occhiata alle case history più interessanti del 2021 e provare a ricavarne delle lezioni utili per la tua strategia.

Ma da dove iniziare? Per fortuna LinkedIn viene in nostro aiuto, stilando la lista delle startup di maggiore successo dell’ultimo anno, paese per paese (qui trovi la classifica italiana e i link per tutte le altre).

In questo articolo andremo quindi ad analizzare alcuni degli esempi più interessanti scelti dal nostro team. Iniziamo subito!

1. Impara a intercettare nuovi bisogni (Better)

Il modello di business di Better, società fintech nata nel 2016 considerata tra le startup più promettenti del momento, non è del tutto nuovo. Il principale settore in cui opera l’azienda è quella del credito ipotecario (mutui, per intenderci), a cui sono affiancati servizi complementari, tra cui un’agenzia immobiliare interna e assicurazioni per titolari e residenti. L’obiettivo di Better, in breve, è di rendere più semplice, veloce e tecnologico il processo di acquisto di una casa.

Ma allora qual è la ragione del successo di Better?

La chiave di lettura va ricercata nel particolare momento storico che stiamo tutti vivendo. Tra periodi di chiusura forzata, smart working e riduzione dei contatti sociali, molte persone hanno riscoperto l’importanza di vivere in una casa confortevole e con spazi idonei per svolgere le proprie attività quotidiane.

Solo negli Stati Uniti, il patrimonio immobiliare è aumentato di 1,5 trilioni di dollari, con una crescita significativa anche degli acquisti di mobili e delle ristrutturazioni. L’importanza di avere uno spazio domestico adeguato ha sollevato anche complesse questioni politiche, soprattutto nei contesti in cui una significativa fetta di popolazione non ha le possibilità economiche per migliorare la propria situazione.

Dal punto di vista del marketing, il successo di Better ci insegna che — soprattutto in un presente come il nostro denso di cambiamenti, a volte anche epocali — tra le priorità di un’azienda dovrebbe esserci sempre l’analisi frequente e accurata dei propri clienti e del proprio target potenziale. Solo così sarà possibile individuare quei bisogni, spesso latenti o non sfruttati, che potrebbero rivelarsi l’elemento determinante per crescere sul mercato.

2. Le community non influenzano solo i prodotti, possono crearli (Glossier)

Al terzo posto della classifica americana di LinkedIn troviamo Glossier, un brand di cosmesi nato solo nel 2014, ma che è stato in pochi anni in grado di affermarsi come uno dei più popolari al mondo. La fondatrice e CEO dell’azienda, Emily Weiss, aveva aperto nel 2010 un blog dedicato al mondo beauty e, lavorando con molte aziende del settore, si era resa conto che nessuna di queste aveva un brand abbastanza cool da “volerne indossare una felpa”.

L’imprenditrice aveva quindi intuito che il mondo della cosmesi non avesse ancora capito le potenzialità del mercato online e soprattutto delle community di utenti. Vedendo in questo vuoto una grande opportunità di business, la Weiss ha quindi lanciato un brand nato appositamente per il web, con un approccio Direct to Consumer e fortemente legato alla propria community di utenti e influencer.

A differenza di quanto avviene nelle comuni strategie di influencer marketing, infatti, Glossier non solo sfrutta la forza dei contatti tra le persone per promuovere i prodotti in vendita, ma anche per crearne di nuovi. Tramite la propria popolare pagina Instagram, il brand propone spesso sondaggi e domande per capire quali prodotti i clienti vorrebbero vedere commercializzati in futuro. In alcuni casi, a utenti selezionati e influencer sono stati proposti in anteprima prodotti ancora in fase di sviluppo, per poter raccogliere feedback utili a migliorarne la qualità e l’esperienza d’uso.

Il successo di Glossier — che ha portato l’azienda a superare l’1,2 miliardi di dollari di valore — è diventato già un caso studio che dimostra come le potenzialità di un rapporto diretto con gli utenti, reso possibile dai nuovi canali di comunicazione online, siano ancora tutte da esplorare.

Il nostro consiglio per la tua strategia 2022, quindi, è di valutare attentamente quali opportunità potrebbero nascondersi nella community della tua azienda. Non solo semplice influencer marketing, ma anche progetti di co-creazione, la possibilità di ricevere feedback utili e quella di capire cosa i tuoi clienti si aspettano per il futuro. Se invece la tua azienda non ha ancora implementato attività di community management, be’: ora sai che non puoi più trascurare questa opzione!

3. Non aver paura di cambiare pelle (Discord)

La storia di Discord è abbastanza particolare: lanciato nel 2015 come piattaforma dedicata ai gamer dove creare spazi di comunicazione e condivisione, il servizio ha trovato però nella didattica a distanza una nuova chiave per la crescita.

Durante il periodo di lockdown dovuto alla pandemia da COVID-19, infatti, molti insegnanti si sono trovati nella situazione di dover scegliere lo strumento più adatto per le proprie lezioni online. Molti hanno optato per servizi di video call come Zoom, Meet o Teams, mentre altri hanno deciso di chiedere direttamente ai propri studenti quale piattaforma avrebbero preferito usare. Dal momento che una buona percentuale dei ragazzi di questa età sono anche gamer, è stato naturale per loro proporre proprio Discord.

Ciò che rende questa piattaforma diversa da tutti gli altri social, e particolarmente adatta per un utilizzo in ambito scolastico, è la sua struttura basata su “server”. Per poter interagire gli uni con gli altri, su Discord gli utenti devono essere invitati in stanze chiuse, all’interno delle quali possono poi condividere messaggi e file, oltre ad avviare chiamate audio e video di gruppo. Una via di mezzo quindi tra gruppi Facebook, chat di Whatsapp e call di Zoom.

Le funzioni di Discord, sviluppate per facilitare la comunicazione durante le sessioni di gaming multiplayer, si sono dimostrate quindi interessanti anche per un pubblico diverso da quello previsto inizialmente. Ciò ha permesso alla piattaforma di raggiungere oggi i 150 milioni di utenti attivi e una valutazione di 15 miliardi di dollari.

La lezione che dobbiamo imparare da questo caso studio è quanto sia importante non dare mai per scontato quale sia il proprio “vero” target, e rimanere sempre aperti alla possibilità di utilizzi nuovi o alternativi del proprio prodotto. Cambiare pelle può essere difficile e a volte rischioso, ma non farlo potrebbe precluderti le più grandi opportunità di crescita.

4. Studia i valori della generazione a cui ti rivolgi (Youth To The People)

Molti studi dimostrano come le persone appartenenti alla Gen-Z diano grande importanza a valori, impatto e impegno sociale nelle proprie scelte di acquisto. Un’azienda che si rivolge a una clientela giovane, quindi, per aver successo deve saper interpretare queste necessità e dimostrarsi portavoce di una visione del mondo chiara e forte.

È stato in grado di farlo con successo Youth To The People, brand ancora una volta operante nel settore dei cosmetici e fondato dai cugini Joe e Greg Gonzalez nel 2015. Nel corso del 2020 l’azienda ha infatti registrato una crescita straordinaria, soprattutto per quanto riguarda l’Earned Media Value, ossia l’esposizione ottenuta su social e siti di terze parti, con un aumento del 70% rispetto all’anno precedente.

Il segreto di Youth To The People va ricercato nella sua capacità di abbracciare quei valori in cui i propri clienti si identificano. Gonzalez dichiara che l’obiettivo dell’azienda è sempre stato quello di proporre un modo di pensare, oltre che un prodotto: la ricerca del benessere personale e collettivo, la giustizia sociale, la sostenibilità ambientale e il superamento degli stereotipi di genere sono solo alcuni dei temi che caratterizzano la voce del brand.

Se non fosse risultato già abbastanza chiaro dai numerosi esempi emersi negli ultimi anni, il caso di Youth To The People ci dimostra ancora una volta come la responsabilità sociale, l’inclusività e i valori intangibili che un brand rappresenta stiano diventando fondamentali per rivolgersi efficacemente alle nuove generazioni. E non solo, ne abbiamo parlato anche qui sul nostro blog.

5. Osa fare scelte diverse, in qualsiasi settore (Banca AideXa)

Quando si parla di startup e innovazione, spesso siamo portati a pensare ai settori tradizionalmente più dinamici, come quello della consumer technology o delle piattaforme digitali. Il caso di Banca AideXa dimostra però che fare scelte diverse è possibile anche in mercati tipicamente ostici come quello bancario.

Nata a inizio 2020, in periodo di pieno lockdown, si tratta della prima fintech italiana a diventare banca, sviluppando un progetto di credito nativo digitale che ha raccolto finanziamenti per 45 milioni di euro (i più alti mai ottenuti da una fintech italiana). I fondatori, ex dipendenti UniCredit e forti di un’ottima conoscenza delle esigenze del settore del credito per le piccole imprese, hanno scommesso sulla possibilità di comunicare il prodotto finanziario in modo nuovo e digital-first.

Il brand mette infatti al centro della propria immagine proprio quella componente di rapporto 1 a 1 che caratterizza i social e il web 2.0, dando valore alle recensioni dei propri utenti e condividendo in homepage il proprio profilo Trustpilot. In questo modo, Banca AideXa vuole ribaltare la tipica percezione di poca trasparenza che gli utenti hanno nei confronti delle banche tradizionali, traendo così vantaggio dalla propria atipicità nel settore.

La lezione qui è evidente: non aver paura di fare scelte diverse, anche e soprattutto se il mercato in cui operi è statico e con bassi livelli di innovazione.

6. Crea nuovi paradigmi, mixando retail e digital (Poke House)

Il futuro del retail è omnichannel. Questo lo sa bene Poke House, che ha fatto della fusione tra canali fisici e digitali il proprio segreto, in grado di portare la startup a chiudere il 2021 con un fatturato superiore ai 40 milioni di euro.

Ora la catena di ristoranti di bowl presente in Italia, Spagna, Portogallo, Regno Unito e Francia con oltre 75 locali, è diventata primo azionista di Sweetfin, uno dei brand californiani che hanno contribuito a rendere popolare questo piatto nato alle Hawaii.

Il principale asset che ha permesso a Poke House questo crescente successo è la propria infrastruttura digitale, creata in-house, che include sistemi click & collect, l’app proprietaria, sistemi di pagamento e un programma di fidelizzazione, il tutto gestito tramite software CRM proprietario. L’approccio data-driven del brand ha permesso di intercettare e sfruttare rapidamente i trend, primo tra tutti quello dell’home delivery.

La storia di successo di questa foodtech, fondata solo a fine 2018 dai giovani imprenditori Matteo Pichi e Vittoria Zanetti, ci insegna come creare nuovi paradigmi di business basati su digitalizzazione e analisi dei dati possa determinare il successo anche in un settore tipicamente brick and mortar come quello della ristorazione.

7. Non accontentarti della tua comfort zone (Hopin)

Al decimo posto nella classifica inglese stilata da LinkedIn troviamo Hopin, azienda che si è distinta come la startup con la crescita più rapida di sempre in Europa. Come già visto in diversi altri esempi, il successo di Hopin nasce dalla capacità di comprendere i nuovi bisogni determinati dalla situazione di crisi globale. Hopin è infatti una piattaforma dedicata alla creazione di eventi online: non stupisce quindi che abbia registrato nel 2020 un importante aumento della propria domanda.

In un contesto così favorevole, molte aziende avrebbero scommesso ancora di più sul proprio core business, sfruttando così una comfort zone decisamente remunerativa. Hopin, però, ha capito che per rimanere rilevante anche nei prossimi anni, avrebbe dovuto anticipare il mercato e differenziare la propria offerta. Non più solo eventi online, quindi, ma anche eventi dal vivo e ibridi, sempre però con una forte componente di innovazione digitale.

Trattandosi di un settore che sta nascendo in questi anni, Hopin ha deciso di raccontare il proprio business attraverso un gran numero di case studies approfonditi e relativi a realtà molto diverse tra loro, così da mostrare ai possibili clienti tutto ciò che può offrire.

Morale della favola: se hai ormai trovato una comfort zone per la tua azienda, la prossima domanda che dovrai porti è “come posso uscirne?”

8. Non esistono settori in crisi, ma solo settori non ancora digitalizzati (La DoubleJ)

È possibile prendere qualcosa di intrinsecamente old come una boutique di articoli vintage di lusso, e digitalizzarlo?

Certamente, se chiedi alla fashion editor californiana (ma milanese di adozione) J.J. Martin, fondatrice di La DoubleJ. Questo brand, nato nel 2015 come shoppable magazine e con base oggi nella boutique  di via Sant’Andrea a Milano, ha fatto della vendita (anche) online di articoli molto ricercati il proprio tratto distintivo. Abiti, gioielli, decorazioni per la casa e stampe: tutti gli oggetti proposti variano ogni due settimane e sono disponibili sia nel flagship store che sull’e-commerce.

L’obiettivo di La DoubleJ è di creare così un’esperienza che possa preservare l’esclusività che i clienti cercano in questo tipo di lifestyle brand, sfruttando però le potenzialità offerte dai canali digitali. E in effetti, J.J. Martin ha rivelato come il successo ottenuto negli ultimi anni (che ha portato l’azienda al decimo posto nella classifica italiana di LinkedIn) sia da attribuire alle ottime performance dell’e-commerce: nei primi mesi del 2021 la crescita dei ricavi da questo canale è stata del +100%.

Questo caso ci dimostra quindi come la digitalizzazione possa essere un potente motore di crescita anche per quei settori che sembrerebbero in difficoltà. Grazie alla possibilità di rivolgersi a un mercato globale, quella che fino a qualche tempo fa sarebbe stata una piccola realtà rivolta a una clientela locale può diventare una startup in forte crescita. 

Perché allora non può farlo anche la tua azienda, con la giusta strategia?

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9. La flessibilità rende i dipendenti felici, e porta al successo (Swile)

Il successo di una startup non dipende solo dalla capacità di innovare e aggredire efficacemente il mercato, ma anche dai talenti che riesce ad attrarre. Un esempio di come la gestione ottimale delle risorse umane possa essere carburante per la crescita è Swile, azienda francese che si propone di semplificare la gestione di buoni pasto, buoni regalo e altri benefit salariali.

Dopo aver raccolto investimenti per 70 milioni di euro, la startup ha infatti deciso di investire buona parte dei fondi nel proprio team, passando in pochi mesi da 250 a 450 dipendenti. Nel corso del 2022, l’obiettivo dichiarato è quello completare tra le 300 e le 400 nuove assunzioni.

Tra i punti di forza del modello HR di Swile c’è anche l’utilizzo intelligente dell’organizzazione ibrida, che permette a circa un terzo del totale dei dipendenti di lavorare 100% da remoto. Questo ha reso l’azienda un vero portabandiera del lavoro flessibile nel contesto francese, attraendo così un numero elevato di giovani talenti nel periodo più importante per la propria crescita.

Lezione da imparare: per trasformare una startup in un’azienda di successo non basta guardare all’esterno, ma è necessario anche comprendere e valorizzare il proprio team di lavoro.

10. Parlare dei tuoi dipendenti può aiutarti a crescere (Cajoo)

Se nel punto precedente abbiamo visto come una politica di assunzioni e gestione del lavoro innovativa possa accelerare la crescita, il caso di Cajoo mostra invece come questo fattore possa rivelarsi anche un importante elemento competitivo sul mercato.

Cajoo è una startup di delivery francese specializzata nella consegna della spesa a domicilio in meno di 15 minuti. Ciò che distingue questa realtà dalle molte aziende nate nel settore durante gli ultimi anni è il rapporto che la lega ai propri rider. A differenza di quanto avviene con i competitor, infatti, tutti i più di 600 dipendenti addetti alle consegne sono regolarmente assunti e stipendiati. L’intenzione di Cajoo è inoltre quella di quintuplicare il numero dei propri rider entro la fine dell’anno.

Proprio questa specificità ha portato molte persone a scegliere questo servizio invece che quello più economico dei competitor, per ragioni di tipo etico e valoriale. Il dibattito riguardo alla tutela dei diritti dei rider nel settore delivery tiene banco da diverso tempo, e sempre più persone cercano un servizio di consegna che assicuri anche condizioni di lavoro adeguate.

Così come per Cajoo la scelta di investire nel benessere dei propri dipendenti e la capacità di comunicarlo efficacemente si sono rivelati fattori importanti per la crescita, anche nella tua azienda potrebbero esistere storie di lavoro che vale la pena raccontare.

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Conclusione

Giunti alla fine di questa breve analisi di alcune delle più interessanti case history del 2021, speriamo di averti dato qualche spunto utile da sfruttare nella tua strategia di business.

Se invece vuoi esplorare a fondo le potenzialità dei canali online, il nostro consiglio è di rivolgerti a esperti di marketing digitale come Instilla, che sapranno suggerirti la strada migliore per far crescere la tua azienda.

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