La tentazione di iniziare questo articolo parlando del ritorno a scuola di questo Settembre 2020, tra banchi con rotelle, ragazzi che non tornano in aula da 7 mesi e macchinette delle merendine sradicate dai corridoi è stata molto alta.

Poi la simpatica iniziativa di marketing dell’agenzia di Caserta che ha riempito la città con finti manifesti elettorali che vedevano candidati Oliver Hutton, Goku e Lady Oscar mi ha convinto a partire da un po’ più indietro. 

Se volete fare un breve salto nei miei anni ‘90 proseguite sotto - DOPO AVER ASCOLTATO LA SIGLA -  altrimenti saltate pure al paragrafo successivo.

L’apprendimento ai tempi dell’analogico

SETTEMBRE 1998: il mondo della musica italiana perde uno dei suoi più grandi interpreti, Lucio Battisti; in Germania diventa Cancelliere Schröder (che a quei tempi mi stava poco simpatico per l’assonanza che il suo nome aveva con il cattivo delle Tartarughe Ninja) e negli States due studenti di Standford fondano la Google Inc. 

Ognuno di questi episodi meriterebbe un articolo a parte, ma questa volta dovrete accontentarvi di seguire un ragazzino di 11 anni al suo primo giorno di scuola media. Ve la ricordate la vostra scuola media? I compagni, i prof, le aule e le materie: le stesse che avevi studiato alle elementari e che avresti poi ripreso alle superiori

Detta così quegli anni passati sui banchi di scuola potrebbero sembrare monotoni, tra gli stessi Diagrammi di Venn, la stessa Scoperta dell’America e l’acqua che continuava a congelare a 0°C (anche la capitale del Portogallo era rimasta Lisbona!). Eppure ricordo di aver scritto su una pagina del diario di Settembre quanto felice fossi di andare a scuola. Perché? 

Perché al di là degli argomenti che i miei insegnanti (e il Ministero) avevano previsto di affrontare durante le lezioni, c’era sempre la possibilità di fare una domanda che spostava il discorso su temi più affini alle mie passioni oppure c’era sempre un interessantissimo box di approfondimento da scoprire tra le pagine del libro che il prof aveva malauguratamente detto di saltare. Fu in quegli anni che scoprii per la prima volta la Libertà (e il piacere) di imparare.

Se ci pensiamo bene nella nostra vita ci siamo trovati spesso a dover imparare qualcosa che qualcun altro aveva scelto per noi: il programma scolastico, gli esercizi da fare per diventare un bravo calciatore o un eccellente pianista, ma anche come si allacciano le scarpe o ci si lava i denti. Certamente molte di queste cose sono state fondamentali per crescere e affrontare meglio la vita. Anche nel lavoro, se la vostra carriera non è iniziata fondando una startup, avete avuto qualcuno che vi diceva cosa studiare per imparare il mestiere

Le volte che siamo stati noi a scegliere cosa studiare, purtroppo, sono in minoranza rispetto a quelle in cui ci è stato detto cosa studiare. Ma forse, riguardano quelle volte in cui ci è piaciuto di più apprendere. Non solo. Probabilmente sono anche quelle cose che ora ricordiamo meglio. Magari proprio durante il recente lockdown abbiamo sfruttato il tempo disponibile per imparare qualcosa di nuovo, per assaporare la vera Libertà di imparare. Una nuova materia, una vecchia passione, un intramontabile hobby. 

“Nessuna giornata in cui si è imparato qualcosa è andata persa.”

(David Eddings)

Quello che abbiamo sperimentato nella nostra vita personale in realtà nasconde un segreto che può essere la svolta della vostra carriera professionale. E non lo dico io. Lo dice uno studio di McKinsey sull’intentional learning.

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Incidental vs Intentional learning

A inizio Agosto mi sono imbattuto in un interessante articolo di McKinsey che aveva un titolo acchiappa click del tipo “La più fondamentale delle skills per la tua carriera”.

La skill di cui si parla è quella di imparare, soprattutto di imparare nel modo giusto ed efficace. Ma niente a che vedere con tecniche di lettura veloce o memorizzazione. Potremmo quasi dire che il segreto di cui si parla nello studio non riguarda affatto l'applicazione di tattiche, ma piuttosto avere sempre il giusto stato mentale. 

Per spiegarmi meglio mi trovo costretto a sfoderare un paio di definizioni. Quando prima ho affermato che nel corso della nostra vita abbiamo imparato praticamente solo cose che altri avevano già prestabilito per noi ho un po’ esagerato. C’è infatti un’alta quantità di cose che impariamo nel corso della nostra vita che non ha deciso nessuno. Le troviamo sulla nostra strada e, per puro caso, senza averlo pianificato, le assimiliamo. 

Quando questo succede ci troviamo di fronte all’apprendimento accidentale (incidental learning) o casuale. Succede ogni giorno, spesso al lavoro, ma anche quando siamo con amici: vediamo una persona fare qualcosa in un certo modo e quando ci troviamo a dover svolgere la stessa azione sappiamo già come farla; anche se non ce l’ha spiegato nessuno e nemmeno avevamo intenzione di imparare come si fa. 

Qualcosa di simile accade quando viviamo un periodo all'estero: durante la quotidianità non stiamo tutto il tempo con taccuino in mano per prendere nota delle nuove parole che abbiamo ascoltato. Eppure qualche giorno dopo ci ritroviamo ad usarle, nel modo giusto e nell'occasione giusta. 

Comodo, no? Peccato però che avviene tutto senza il nostro controllo, perdendoci quindi un’infinità di occasioni per imparare. Soprattutto per imparare quello che vogliamo. Ecco allora che abbiamo bisogno di sbloccare il nostro personale intentional learning, o apprendimento intenzionale. 

Questa forma di apprendimento in realtà si presenta per certi aspetti nelle stesso occasioni in cui potrebbe manifestarsi l’apprendimento accidentale. Con una differenza però: che siamo noi che ci predisponiamo a imparare, trasformando tutte le situazioni che ci interessano in occasioni di apprendimento. 

Lo studio di McKinsey ci dice che per sbloccare questo “superpotere” occorre avere un doppio mindset, quello orientato alla crescita e quello di chi è curioso. Il primo mindset, quello orientato alla crescita, si oppone a quello di chi pensa di avere talento e risorse fissi, di essere così com'è, senza poter cambiare troppo. Al contrario, un mindset orientato alla crescita porta la persona a considerare l’opportunità di diventare ogni giorno un po’ migliore. 

Nel secondo mindset, la curiosità lavora come motore sia per alimentare il desiderio di scoprire cose nuove sia per moltiplicare opportunità e situazioni di apprendimento, facendoci vincere le nostre paure e guidandoci verso le nostre passioni. 

Sono questi due mindset, accompagnati da piccoli accorgimenti come l’avere obiettivi di apprendimento piccoli e chiari, ridurre le distrazioni quando si è in situazioni di possibile apprendimento, cercare di ottenere feedback, fare pratica deliberatamente nelle aree in cui si vuole crescere e trovare il tempo di riflettere sulle occasioni passate di apprendimento, che ci trasformano in intentional learners e ci permettono di avanzare facilmente nelle nostre carriere.

Lavorativamente parlando la presenza di intentional learners è facilmente riconoscibile in chi ci sta attorno, in quelle persone che vediamo crescere giorno per giorno, non solo imparando dai propri errori ma anche e soprattutto sviluppando nuove conoscenze in ambiti di competenza verticale e orizzontale rispetto al proprio profilo professionale.

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Sono quelle persone che se oggi hanno un problema, domani sono anche capaci di trovare la soluzione da soli. Sono quelle persone che non troviamo mai noiose perché dinamiche anche nel loro modo di essere. Sono le persone che in Instilla ricerchiamo per portare valore al team, grazie alla capacità di non smettere di crescere, anche quando professionalmente si conoscono già tante cose, e a quella di testare nuove teorie o strumenti, magari sul sito di un progetto personale per offrire qualcosa di innovativo ai clienti. (SPOILER: alcune delle domande dei nostri colloqui vanno proprio a esplorare questi aspetti…)

Il Digital Learning per assecondare la voglia di crescere professionalmente

Ora, come possiamo allenarci per avere il giusto mindset? Il punto di svolta potrebbe accadervi proprio oggi che state leggendo questo articolo. Infatti, la prima decisione consapevole per istruire il cervello a imparare intenzionalmente (d’altronde anche imparare è una skill) è scegliere oggi cosa mettersi a imparare, bilanciando le tante ore di studio che vi sono state affidate da altri. 

Mentre in qualche scuola italiana si stanno già testando e qualificando nuovi metodi di istruzione alternativa a quella classica, dove i bambini possono scegliere le materie e gli argomenti da studiare durante le ore di lezione, oggi stesso potete scegliere anche voi quale materia approfondire o approcciare per la prima volta, sia per desiderio personale che per sfida professionale, grazie alle tante piattaforme di digital learning. 

Alcuni esempi? Quanto sarebbe bello poter riprendere le materie che non abbiamo potuto approfondire nel nostro percorso universitario? Grazie a Federica Web Learning, la principale piattaforma italiana di MOOC organizzata dall’Università Federico II di Napoli, abbiamo la possibilità scegliere tra decine di corsi di diverse facoltà italiane, sia scientifiche che umanistiche.

Tutto quanto abbiamo detto finora è facilmente applicabile anche alla sfera professionale, dove individui e aziende sono in costante ricerca di soluzioni formative capaci di soddisfare le necessità di reskilling e upskilling rispettando i vincoli di qualità e comodità (i.e. spazio e tempi). Già prima del Covid, ma in modo particolare durante la Primavera di quest’anno abbiamo assistito a un proliferare di corsi online con obiettivi formativi più o meno ambiziosi. 

Nel nostro ambito, per la formazione online su digital marketing e programmazione non possiamo che raccomandare la piattaforma e-learning Lacerba dove si trovano corsi brevi che ad esempio insegnano ai marketers a usare excel in modo avanzato per il monitoraggio del proprio ecommerce o masterclass complesse come quella per iniziare il percorso di SEO specialist. 

E se volete una vera sfida di apprendimento potete testare la vostra determinazione a crescere e il vostro livello di curiosità con le 260 ore del nostro Master Executive per diventare Digital Strategist, un’opportunità unica per una formazione trasversale e certificata, da questa edizione totalmente ON-DEMAND.

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